Semiramide, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze intorno con vasi trasparenti. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
 
 SIBARI, poi IRCANO con spada nuda
 
 SIBARI
370Ministri, al re sia noto
 che già pronta è la mensa. (Parte una guardia) (E beva in questa
 Scitalce la sua morte. E' troppo il colpo
 necessario per me: scoprir potrebbe
 la sua voce, il mio scritto
375quanto Sibari un dì finse in Egitto).
 Dove Signor? Qual ira (Ad Ircano)
 t'arma la destra?
 IRCANO
                                  Io vuo' Scitalce estinto.
 Additami dov'è!
 SIBARI
                                 Ma che pretendi?
 IRCANO
 In braccio alla tua sposa
380trafiggere il rival.
 SIBARI
                                   Senti. (Ah conviene
 tutto scoprir). Poss'io di te fidarmi?
 IRCANO
 Parla.
 SIBARI
              Per odio antico
 Scitalce è mio nemico. Ed io... (ma taci)
 preparai la sua morte.
 IRCANO
                                           E come?
 SIBARI
                                                             È certo
385che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
 dovrà, come è costume,
 il primo nappo offrir. Per opra mia
 questo sarà d'atro veleno infetto.
 IRCANO
 Mi piace. E se m'inganni...
 SIBARI
                                                   Ecco il veleno (Gli mostra un piccol vaso)
390Se nol porgo al rival passami il seno.
 IRCANO
 Saggio pensier! Io, tel confesso amico,
 te ne invidio l'onore.
 SIBARI
                                         Il re s'appressa.
 T'accheta.
 
 SCENA II
 
 SEMIRAMIDE, TAMIRI, MIRTEO, SCITALCE, seguiti da paggi, cavalieri e detti
 
 SEMIRAMIDE
                      Ecco o Tamiri,
 dove gli altrui sospiri
395attendono da te premio e mercede.
 (Io tremo e fingo).
 TAMIRI
                                     Ogni misura eccede
 la real pompa
 MIRTEO
                            E nella reggia assira
 non s'introdusse mai
 con più fasto il piacere.
 SEMIRAMIDE
400Più non si tardi. Ognuno
 la mensa onori e lieto s'oda intanto
 il risuonar d'armonioso canto. (Dopo seduta nel mezzo Semiramide siedono alla destra di lei Tamiri e poi Scitalce. Alla sinistra Mirteo, poi Ircano. Sibari è in piedi appresso Ircano)
 CORO
 
    Il piacer, la gioia scenda
 fidi sposi al vostro cor.
 
405   Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 SEMIRAMIDE
 In lucido cristallo aureo liquore,
 Sibari, a me si rechi.
 SIBARI
                                         (Ardir, mio core). (Va a prender la tazza)
 IRCANO
 (Il colpo è già vicino).
 SEMIRAMIDE
                                          (Oh dio! S'appressa
410il momento funesto).
 TAMIRI
 (Che gioia!)
 SCITALCE
                          (Che sarà!)
 MIRTEO
                                                 (Che punto è questo!)
 SIBARI
 Compito è il cenno. (Posa la sottocoppa con la tazza avanti a Semiramide e va a lato d’Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                       Or prendi,
 Tamiri, e scegli. Il sospirato dono (Dà la tazza a Tamiri)
 presenta a chi ti piace
415e goda quegli il grande acquisto in pace.
 TAMIRI
 Principi, il dubbio, in cui finor m'involse
 l'eguaglianza de' merti,
 discioglie il genio e non offende alcuno
 se al talamo ed al trono
420l'un o l'altro solleva.
 Ecco lo sposo e il re; Scitalce beva. (Posa la tazza avanti a Scitalce)
 SEMIRAMIDE
 (Io lo previdi).
 MIRTEO
                              Oh sorte!
 SCITALCE
 (Ah qual impegno!)
 SIBARI
                                       (Or s'avvicina a morte).
 IRCANO
 Via, Scitalce, che tardi? Il re tu sei.
 SCITALCE
425(E deggio in faccia a lei
 annodarmi a Tamiri?)
 TAMIRI
 Egli è dubbioso ancora. (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 Alfin risolvi.
 SCITALCE
                          E Nino
 lo comanda a Scitalce?
 SEMIRAMIDE
                                            Io non comando;
430fa' il tuo dover.
 SCITALCE
                               Sì lo farò. (L'ingrata
 si punisca così). D'ogn'altro amore
 mi scordo in questo punto... Ah non ho core. (Volendo bere e poi s’arresta)
 Porgi a più degno oggetto
 il dono, o principessa, io non l'accetto. (Posa la tazza)
 TAMIRI
435Come!
 SIBARI
                (Oh sventura!)
 IRCANO
                                              E lei ricusi allora
 che al regno ti destina? (A Scitalce)
 Non s'offende in tal guisa una regina.
 SEMIRAMIDE
 Qual cura hai tu, se accetta
 o se rifiuta il dono? (Ad Ircano)
 MIRTEO
440Lascialo in pace.
 IRCANO
                                 Io sono (A Semiramide)
 difensor di Tamiri. E tu non devi (A Scitalce)
 la tazza ricusar, prendila e bevi.
 TAMIRI
 Principe, invan ti sdegni, ei col rifiuto (Ad Ircano)
 non me, sé stesso offende;
445e al demerito suo giustizia rende.
 IRCANO
 No no; voglio ch'ei beva.
 TAMIRI
                                               Eh taci. Intanto
 per degno premio al tuo cortese ardire,
 l'offerta di mia mano
 ricevi tu con più giustizia, Ircano. (In atto di dare la tazza ad Ircano)
 IRCANO
450Io!
 TAMIRI
         Sì, con questo dono
 te destino al mio trono, all'amor mio.
 IRCANO
 Sibari, che farò? (Piano a Sibari)
 SIBARI
                                  (Mi perdo anch'io). (Piano ad Ircano)
 TAMIRI
 Perché taci così? Forse tu ancora
 vuoi ricusarmi?
 IRCANO
                                No, non ti ricuso,
455t'amo... Vorrei... Ma temo... (Io son confuso).
 SEMIRAMIDE
 Principe, tu non devi
 un momento pensar, prendila e bevi.
 Troppo il rispetto offendi
 a Tamiri dovuto.
 MIRTEO
460Ma parla.
 TAMIRI
                     Ma risolvi.
 IRCANO
                                           Ho risoluto. (S’alza e prende la tazza)
 Vada la tazza a terra. (Getta la tazza)
 SCITALCE
 E qual furore insano...
 IRCANO
 Così riceve un tuo rifiuto Ircano.
 TAMIRI
 Dunque ridotta io sono
465a mendicar chi le mie nozze accetti?
 Dunque per oltraggiarmi
 in Assiria veniste? Il mio sembiante
 è deforme a tal segno
 che a farlo tollerar non basta un regno?
 SEMIRAMIDE
470È giusta l'ira tua.
 MIRTEO
                                  Dell'amor mio
 dovresti, o principessa...
 TAMIRI
                                               Alcun d'amore
 più non mi parli. Io sono offesa e voglio
 punito l'offensor. Scitalce mora.
 Ei col primo rifiuto
475il mio dono avvilì. Chi sua mi brama
 a lui trafigga il petto;
 venga tinto di sangue ed io l'accetto.
 
    Tu mi disprezzi, ingrato, (A Scitalce)
 ma non andarne altero;
480trema d'aver mirato,
 superbo, il mio rossor.
 
    Chi vuol di me l'impero
 passi quel core indegno.
 Voglio che sia lo sdegno
485foriero dell'amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 (Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo;
 all'offesa Tamiri
 il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
490Vengo e di tanto orgoglio
 arrossir ti farò. (In atto di partire con Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                (Stelle, che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi, olà, l'impresa è mia.
 IRCANO
 Io primiero al cimento
 chiamai Scitalce. E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                              E vuoi...
 SCITALCE
495Tacete, è vano il contrastar fra voi.
 A vendicar Tamiri
 venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo,
 solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia,
500sugli occhi miei Tamiri
 il rifiuto soffrì. Prima d'ogn'altro
 io son l'offeso e pria d'ogn'altro io voglio
 l'oltraggio vendicar; qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
505Sibari sia tuo peso
 la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
 (Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
 Ch'io ceda il brando mio?
 SEMIRAMIDE
 Non più, così comando. Il re son io.
 SCITALCE
510Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
 Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
 dell'inospita Libia? Udiste mai
 che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
515No no; l'Arabo, il Moro
 han più idea di dovere;
 han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
    Voi che le mie vicende,
 voi che i miei torti udite,
520fuggite, sì fuggite,
 qui legge non s'intende,
 qui fedeltà non v'è.
 
    E puoi, tiranno, e puoi
 senza rossor mirarmi? (A Semiramide)
525Qual fede avrà per voi
 chi non la serba a me? (Parte con Sibari)
 
 SCENA IV
 
 SEMIRAMIDE, IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 (Conoscerai fra poco
 che son pietosa e non crudel).
 MIRTEO
                                                        Perdona,
 signor, s'io troppo ardisco. Il tuo comando
530Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
 IRCANO
 Perché mi si contende
 il trionfar di lui?
 SEMIRAMIDE
                                  Chi mai t'intende?
 Or Tamiri non curi ed or la brami.
 MIRTEO
 Ma tu l'ami o non l'ami?
 IRCANO
535Nol so.
 SEMIRAMIDE
                Se amavi allor, come in te nacque
 d'un rifiuto il desio?
 IRCANO
 Quante richieste! Al fine
 che vorreste da me?
 SEMIRAMIDE
                                        Da te vorrei
 ragion dell'opre tue.
 MIRTEO
                                        Saper desio
540qual core in seno ascondi.
 SEMIRAMIDE
 Spiegati.
 MIRTEO
                    Non tacer.
 SEMIRAMIDE
                                         Parla.
 MIRTEO
                                                      Rispondi.
 IRCANO
 
    Saper bramate
 tutto il mio core?
 Non vi sdegnate,
545lo spiegherò.
 
    Mi dà diletto
 l'altrui dolore,
 perciò d'affetto
 cangiando vo.
 
550   Il genio è strano,
 lo veggo anch'io;
 ma tento invano
 cangiar desio,
 l'istesso Ircano
555sempre sarò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SEMIRAMIDE e MIRTEO
 
 MIRTEO
 Vedi quanto son io
 sventurato in amore; un tal rivale
 a me si preferisce.
 SEMIRAMIDE
                                     A tuo favore
 tutto farò. Ti bramerei felice.
 MIRTEO
560Come goder mi lice
 la tua pietà?
 SEMIRAMIDE
                          Ti maravigli, o prence,
 Va', più caro mi sei di quel che credi. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRAMIDE sola
 
 SEMIRAMIDE
 Di Scitalce il rifiuto
 è una prova d'amor. Questa mi toglie
565de' tradimenti suoi
 l'immagine dal cor. Questa risveglia
 le mie speranze e questa
 mille teneri affetti in sen mi desta.
 T'intendo, amor, mi vai
570la sua fé rammentando e non gl'inganni.
 Quanto è facile mai
 nelle felicità scordar gli affanni.
 
    Il pastor se torna aprile
 non rammenta i giorni algenti;
575dall'ovile all'ombre usate
 riconduce i bianchi armenti
 e l'avene abbandonate
 fa di nuovo risonar.
 
    Il nocchier placato il vento
580più non teme o si scolora
 ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 IRCANO strascinando a forza SIBARI
 
 IRCANO
 Sieguimi. Invan resisti
 SIBARI
 Ma che vuoi?
 IRCANO
                            Che a Tamiri
585discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           E come?
 IRCANO
                                                             A lei
 scoprendo il ver.
 SIBARI
                                 E publicar vogliamo
 un delitto comun? Senti. (Al riparo)
 Io parlerò se vuoi
 ma col parlar scompongo
590un'idea più felice.
 IRCANO
                                    E qual?
 SIBARI
                                                     Non hai
 pronte tu su l'Eufrate a' cenni tuoi
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben che giova?
 SIBARI
 Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
595di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
 col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
 rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
600mi piaccia il tuo pensier.
 SIBARI
                                                Tu co' più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
 sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò, vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che in pochi istanti
605dell'idol tuo godrai:
 e ogni rival farai
 d'invidia impallidir.
 
    Piangano i folli amanti
 per ammollire un core:
610per te non fece amore
 le strade del martir. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 IRCANO
 
 IRCANO
 Ah non si perda un solo istante. Oh come
 delusi rimarranno,
 se m'arride il destino,
615e Scitalce, e Mirteo, Tamiri e Nino! (Parte)
 
 SCENA IX
 
 SEMIRAMIDE, poi SCITALCE senza spada
 
 SEMIRAMIDE
 S'avanzi il prigionier. (Ad un paggio che ricevuto l’ordine parte) Mi balza in petto
 impaziente il cor; più non poss'io
 coll'idol mio dissimular l'affetto.
 SCITALCE
 Eccomi. A che mi chiedi? A nuovi oltraggi
620vuoi forse espormi?
 SEMIRAMIDE
                                       Oh dio!
 Non parliam più d'oltraggi. Io di tua fede
 tutto il valor conosco.
 Di Tamiri il rifiuto
 m'intenerì: mi fe' veder d'istinto
625che vero è l'amor tuo, che l'odio è finto.
 Deh non fingiamo più: dimmi che vive
 nel petto di Scitalce il cor d'Idreno.
 Io ti dirò che in seno
 vive nel finto Nino
630Semiramide tua, che per salvarti
 ti resi prigionier, ch'io fui l'istessa
 sempre per te, che ancor l'istessa io sono.
 Pace, pace una volta, io ti perdono.
 SCITALCE
 Mi perdoni! E qual fallo?
635Forse i tuoi tradimenti?
 SEMIRAMIDE
                                               Oh stelle! Oh dei!
 I tradimenti miei! Dirlo tu puoi?
 Tu puoi pensarlo?
 SCITALCE
                                    Udite, ella s'offende
 come mai non avesse
 tentato il mio morir.
 SEMIRAMIDE
                                        E chi t'indusse
640a credermi sì rea?
 SCITALCE
                                    So che ti spiacque,
 la tua frode svanì: dell'innocenza
 i numi ebber pietà.
 SEMIRAMIDE
                                       Quei numi istessi,
 se v'è giustizia in cielo,
 dell'innocenza mia facciano fede.
645Io tradir l'idol mio?
 SCITALCE
 Eh ti conosco.
 SEMIRAMIDE
                            E mi deride! Udite
 se mostra de' suoi falli alcun rimorso!
 SCITALCE
 No no, la colpa è mia; purtroppo sento
 rimorso al cor ma sai di che? D'un colpo
650che lieve fu, né vendicommi allora.
 SEMIRAMIDE
 Barbaro, non dolerti, hai tempo ancora.
 Eccoti il ferro mio, da te non cerco
 difendermi, o crudel; saziati, impiaga,
 passami il cor; già la tua mano apprese
655del ferirmi le vie. Mira, son queste
 l'orme del tuo furor.
 SCITALCE
                                        (Se più l'ascolto
 mi scordo i torti miei).
 SEMIRAMIDE
                                             Ti volgi altrove?
 SCITALCE
 Va', non ti credo.
 SEMIRAMIDE
                                  Oh crudeltade!
 SCITALCE
                                                                Oh pena!
 SEMIRAMIDE
 
    Crudel! Morir mi vedi
660e il mio dolor non credi
 e insulti al mio dolor!
 
 SCITALCE
 
    Empia! Mi sei palese:
 e vanti ancor difese
 e vuoi tradirmi ancor.
 
 SEMIRAMIDE
 
665   Che crudeltà!
 
 SCITALCE
 
                               Che inganno!
 A DUE
 
 Che affanno è quel ch'io sento!
        nata
 Sei           per tormento
        nato
 Barbara
                   del mio cor.
 Barbaro
 
    Qual altro in ciel splendea
670quel dì che un'alma rea
 seppe inspirarmi amor?
 
 Fine dell’atto secondo